Il gruppo nasce venerdì 25 Novembre 2011 dopo una serie di dichiarazioni del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca tese a screditare la “vecchia Salerno”.
Il sindaco ha definito spregiativamente “figli di chiancarella” i molti cittadini salernitani che non hanno gradito grafica e costo del nuovo logo della città disegnato dal designer Massimo Vignelli.
Le “Chiancarelle” erano una zona di Salerno situata a ridosso dell’area portuale, sede di alcune attività produttive, tra le quali aziende per la lavorazione delle tavole di legno – in dialetto: “chiancarelle” – da cui il nome.
Il Sindaco ha usato questo appellativo richiamandosi in senso dispregiativo al presunto degrado che vi regnava prima della sua opera “risanatrice”.
In realtà, in quella zona, oltre allo scarico del legname esistevano anche una scuola (Istituto Nautico), un parco giochi per bambini, un albergo oltre alla spiaggia e ai giardini.
Ora è stata tutta cementificata in attesa di accogliere un mastodontico condomino privato (Crescent).
La definizione di “Figli delle Chiancarelle” è stata raccolta e fatta propria con orgoglio da tanti salernitani vecchi e nuovi, che hanno quindi aderito al gruppo.
A chi ci accusa di essere strumentalizzati da una presunta parte politica avversa al Sindaco, ricordiamo che:
lo scopo del gruppo è esclusivamente culturale ed è quello di favorire la creazione di un network tra salernitani residenti in città, ma anche in diverse altre parti del mondo.
In quanto tale, il gruppo non ha nessuno scopo commerciale o di lucro o politico.
Anche se tratta temi di chiara rilevanza politica, il gruppo è totalmente apartitico.
A chi ci accusa di essere dei nostalgici, ricordiamo che:
Salerno era bella anche prima del 1993: il sole, il mare, le montagne, le bellezze storiche ed artistiche non le ha create De Luca.
Salerno è stata sempre una città tranquilla con basso tasso di criminalità e ciò grazie alle sue dimensioni di piccola città di provincia, a misura d’uomo.
Noi non vogliamo che questa dimensione sia stravolta da una pseudo-crescita fatta di loschi affari e di cementificazioni selvagge.
Noi non siamo nostalgici del passato, ma non siamo nemmeno ingenui creduloni in un futuro tutto luci e cemento.
Noi vogliamo una città futura con meno cemento, meno traffico, meno luci… con più verde, più mare e più spiagge, più cultura e più arte.
Vogliamo che gli spazi e le iniziative culturali non debbano dipendere dalle elemosine clientelari della politica.
Noi non crediamo nel mito dell’uomo solo al comando e vogliamo una città con meno monologhi e più partecipazione diretta dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.
Vogliamo una città dove ci sia più posto per i giovani nelle professioni, nella politica e nella vita amministrativa. Vogliamo che il lavoro sia un diritto per tutti e non solo per i “clienti” di qualcuno.
Per il nostro presente, siamo già nel futuro.