Logo story II: ovvero come ti riciclo una “S”
Logo story II: ovvero come ti riciclo una “S”
L’antefatto del marchio turistico di Salerno, la S gialla e arancio racchiusa in un fondo sfumato azzurro blu, disegnata dal designer Massimo Vignelli, non è tanto nel logo del Napoli o del Sapri Calcio.
L’antefatto è in un progetto analogo dello stesso Vignelli datato 1972 e realizzato per l’identità aziendale di OPS (Offshore Power Systems), una società che costruiva piattaforme nucleari galleggianti fondata nel 1970 e che ha chiuso definitivamente nel 1984 .
Il logo in questione è pubblicato e, sebbene non trovi spazio sul sito ufficiale di Vignelli Associates, risulta in un testo digitale che raccoglie i progetti più significativi del noto designer .
Il logo OPS raffigura un quadrato bianco in una circonferenza composta in due metà celeste e azzurro.
Questa la descrizione: “Il simbolo rappresenta schematicamente il concetto di produzione di energia galleggiante. Il fondo è blu scuro (l’oceano) e l’azzurro in alto (il cielo), mentre la pianta, rappresentata dal quadrato bianco, galleggia tra questi due elementi” .
Il concept del marchio di una società americana (ora fallita) che produce energia atomica è paradossalmente lo stesso impiegato quaranta anni dopo per il marchio della ridente cittadina di provincia adagiata tra cielo e mare.
Unica differenza la sfumatura dei colori che sembra sia stata voluta da sindaco di città: Vincenzo De Luca.
«È importante che in un messaggio ci sia identità» asserisce Vignelli nella sua lectio magistralis di presentazione del marchio al Teatro Verdi di Salerno. Ma quale identità possono mai avere in comune Salerno e l’ Offshore Power Systems?
Simona Brandolini così commentava dalle pagine del “Corriere della Sera” la portata innovativa del marchio salernitano all’indomani della sua presentazione: “Quello nuovo di zecca –il marchio n.d.r.- è una grande S gialla che campeggia in un azzurro dalle sfumature del cielo e del mare. Come tutte le nuove cose, il primo impatto non è felicissimo, tra la semplicità e la banalità c’è un sottilissimo confine. Ci vorrà del tempo per metabolizzarlo, non v’è dubbio. E soprattutto i salernitani dovranno abituarsi, visto che è stato pagato” .
Di vero c’è che il marchio è stato pagato e non poco, quarantacinquemila euro ad oggi , prezzo scontato dei duecentomila euro previsti inizialmente per il progetto e la sua diffusione, stanziati nella prima delibera e ridotti forse anche grazie al polverone sollevato dopo l’infuriare di polemiche sia a livello locale che nazionale. Quanto ad innovazione si stenta a credere che sia inedito un marchio del 2011 identico a quello datato 1972.
Certo in quest’ultimo manca la “S” che costituirebbe il segno distintivo della città, in font Bodoni così caro al designer newyorkese, che dovrebbe raffigurare in forma stilizzata due delfini ed allo stesso tempo la silouette di un ippocampo. E passi che il Bodoni è un carattere tipografico che si addice più a Parma che a Salerno come ha sottolineato Mario Piazza in un autorevole quanto imbarazzato commento su “Abitare” .
Il problema è tutto nell’ippocampo o meglio nei delfini che sono stati utilizzati nel logo di un’altra città meridionale che inizia per “S”: Siracusa.
E di loghi con la S ed i delfini intrecciati la città siciliana ne ha diversi, risultanti da un concorso bandito nel 2007 dall’AIAP e che annoverava tra i giurati, oltre al già citato Piazza, proprio il maestro Vignelli.
E’ sconcertante la somiglianza del marchio di Salerno con i progetti classificati al secondo e terzo posto del concorso. In sintesi, il nostro marchio turistico ora presente anche su cravatte e foulards di un noto camiciaio salernitano, è il collage di un logo del Vignelli del 1972 e di due o più loghi che hanno partecipato ad un concorso nel 2007 in altra città e con lo stesso designer a presiedere la giuria. In tempo di crisi Vignelli ha pensato bene per il marchio di Salerno di non sprecare tempo e di riciclare un logo vecchio di 40 anni! Allo spreco di denaro pubblico ha invece provveduto il Comune.
Il controverso logo turistico campeggia ora su tutti i manifesti comunali, utilizzato spesso in maniera impropria per coprire le affissioni scadute sempre con sperpero di soldi pubblici, mediante la massiccia diffusione più dentro che fuori Salerno, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da una promozione turistica.
La ragione va individuata nella necessità di imprimere nell’immaginario dei cittadini un simbolo vuoto di significati e di legami con il territorio.
Inoltre il marchio è da ora in cerca di acquirenti: un regolamento comunale approvato in data 3 Maggio 2012 ne disciplina l’uso e la licenza di vendita anche se, stranamente, è omesso il tariffario per cui si ignora in base a quale contratto e dietro quale compenso siano stati già ceduti i diritti per la suddetta produzione di camicie, foulards, cravatte e dolciumi.