Box Piazza Cavour, sentenza Tar: accolte le richieste dei FdC
Box Piazza Cavour, sentenza Tar: accolte le richieste dei FdC: Miccio si dimetta
La Prima Sezione del TAR Salerno ha accolto il ricorso della Andreozzi Costruzioni, la ditta titolare dei lavori di costruzione dei box interrati in Lungomare/P.zza Cavour, avverso la Soprintendenza BAP di Salerno, che nell’ultima Conferenza dei Servizi aveva espresso parere negativo al progetto.
Il procedimento ha visto come attori, da una parte la Andreozzi SrL, dall’altra la Soprintendenza, che durante l’udienza di giovedì non era presente con l’Avvocatura di Stato. Ad adiuvandum ci siamo costituiti anche noi Figli delle Chiancarelle (assistiti dall’avvocato Gaetano D’Emma), affinché il Tribunale mettesse di nuovo in discussione tutto l’iter procedurale fin lì seguito nella vicenda, imponendo alla Soprintendenza un parere negativo “adeguatamente motivato”.
E così è stato: il Tribunale, infatti, ha accolto il ricorso della Società. Ma ha sentenziato:
“…la riattivazione, su impulso dell’Amministrazione comunale, di nuova conferenza di servizi preliminare ex art. 14 bis l. n. 241/1990, nella quale la Soprintendenza – nell’effettivo contraddittorio con le parti – si pronunzi in ordine alla contestata esistenza e natura del vincolo, esponendo in guisa motivata le ragioni del proprio eventuale dissenso in ordine alla fattibilità del progetto, formulando, se del caso, le condizioni per il suo superamento”.
Ovvero proprio ciò che noi abbiamo chiesto, una nuova Conferenza dei Servizi alla quale la Soprintendenza giunga con un parere adeguatamente motivato e formulato a difesa del vincolo gravante sulla piazza.
Per quanto riguarda “le condizioni di superamento” del vincolo di cui si parla alla fine del dispositivo, in effetti si tratta di un richiamo ad un obbligo di legge (l. 241/1990, art. 14quater, comma 1, ultimo alinea), secondo il quale l’Ente di tutela deve prevedere anche possibili soluzioni, ma di fatto non è detto che queste condizioni sussistano.
Di fatto il degrado del Lungomare e l’esigenza – condivisa da tutti (anche dal Comune) – di intervenire con un progetto di riqualificazione (allo stato non esistente) sconsiglierebbero chiunque di privatizzarne una parte, peraltro consentendo che, nel bel mezzo, si realizzi un buco enorme per far uscire i gas di scarico delle auto. Questo “inserto” costituirebbe comunque un forte vincolo per qualsiasi futuro progetto di recupero del Lungomare. I motivi del diniego ci sono e sono tanti.
Ad uscire sconfitti dopo la decisione del Tar sono la Soprintendenza, che deve motivare adeguatamente il suo “no”. Il Comune, che sosteneva l’inesistenza del vincolo. E le imprese, che avrebbero voluto far rivivere i precedenti assensi per poter iniziare da subito i lavori a Piazza Cavour e sul Lungomare.
Infine crediamo che il Soprintendente farebbe bene a fare un passo indietro e dimettersi.