Dossier mare. Come distruggere la piu grande risorsa di Salerno

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Dossier mare. Come distruggere la piu grande risorsa di Salerno

Il litorale salernitano si estende dal Porto Commerciale (confine del Comune di Vietri sul Mare) alla foce del fiume Picentino per 11.500 mt circa, di cui solo 2.900 mt sono di spiaggia libera.

Di questi ultimi appena 1.393 mt risultano balneabili

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Questi dati portano subito alla nostra attenzione due aspetti allarmanti: la pressoché totale occupazione delle nostre spiagge e la scarsa balneabilità delle acque.

La normativa di riferimento è Il Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA), approvato il 25 Luglio 2003, una sorta di  “bibbia” per tutto quello che c’è da sapere in materia di spiagge, concessioni e stabilimenti balneari a Salerno.

La sua finalità consiste “nella razionalizzazione del litorale cittadino, nonché nella gestione delle occupazioni già esistenti” , stabilisce inoltre di riservare gli “arenili liberi del litorale cittadino all’uso della collettività”  con gestione da parte della pubblica Amministrazione.

In particolare, nella delibera di approvazione, si sottolinea l’esigua dimensione degli arenili utilizzabili per la libera balneazione “caratterizzati da lingue di spiaggia di modestissime dimensioni e di profondità variabile tra i 25 e i 10 mt“.


Visualizza Costa salernitana in una mappa di dimensioni maggiori

 

Il PUA è  fondamentale per la comprensione del problema arenili e mare.

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>>>>>>>Tavola 1

 >>>>>>>Tavola 2

La prima informazione interessante è che non vi si trova il riconoscimento di vincolo per il lungomare Trieste, per il quale sono previsti i  lavori di parcheggi interrati all’altezza di Piazza Cavour e, per parte di esso, lo stravolgimento determinato dall’ampliamento del molo Masuccio Salernitano; interventi che non sembrano contrastare con l’art. 1 co. 2 della L. 1497/39.

>>>>>>>> vai all’articolo “Vincolo o non vincolo … questo è il problema. Lungomare di Salerno sotto assedio!” 

Nonostante rientri nei parchi ville e giardini di non comune bellezza a guardare il PUC non esistono vincoli tesi a preservare il bene comune.

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>>>>> Cartina alta risoluzione beni culturali ed ambientali Salerno 

Il secondo aspetto fondamentale è il recepimento, in detto PUA, delle norme vincolistiche di tipo idrogeologico cui l’Autorità di Bacino in Destra Sele ha assoggettato la fascia costiera.

Si riconosce, in pratica, il rischio idrogeologico connesso alla presenza di sbocchi fluviali e torrentizi, per cui l’esecuzione di interventi di trasformazione per le aree a rischio è subordinata ad opere di mitigazione.

Questo rischio sembra essere ignorato se si considera il numero di progetti che cambieranno il volto della nostra costa.

OCCUPAZIONE DELLE SPIAGGE

Le spiagge sono demaniali* , di proprietà dello Stato, demandate quindi a Regioni e Comuni, in teoria nostre.

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Nell’ambito della categoria dei beni pubblici, i beni appartenenti al demanio marittimo sono oggetto di una disciplina propria, desumibile, oltre che dai principi generali contenuti nel codice civile, dalle specifiche norme dettate dal codice della navigazione. Il regime giuridico cui sono sottoposti i beni demaniali prevede, come conseguenza derivante dalla loro natura di res extra commercium, l’esclusione dalla sfera dei rapporti patrimoniali privati.

“Che cos’è il demanio marittimo? È qualcosa che appartiene a tutti noi cittadini.”

Con riparto delle competenze tra autorità marittime, Regione e Comune, in ottemperanza delle leggi regionali, i Comuni esercitano le funzioni amministrative concernenti le concessioni dei beni demaniali.

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I Comuni, inoltre, apportano modifiche consistenti prevalentemente nel disporre e ordinare il bene demaniale.

Le amministrazioni comunali affittano alle imprese il bene demaniale, lasciando libera una finta fascia di transito di 5 metri dalla battigia (finta perché inaccessibile da chi non accede attraverso lo stabilimento) inutilizzabile perché è vietato permanere, sostare, depositare oggetti di qualunque tipo compresi oggetti personali, etc… e imbarcazioni.

Nel prospetto allegato (tavola 02) è definita in dettaglio l’estensione del litorale di Salerno rilasciato in concessione.

In particolare, oltre al demanio marittimo, esistono delle aree appartenenti al demanio militarein concessione ai lidi delle forze pubbliche, localizzati in un tratto di Via S. Allende (tavola 02).

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Solo due aree di spiaggia libera sono attrezzate dal Comune di Salerno con servizi igienici e docce  e la possibilità di noleggiare sdraio ed ombrelloni: la prima, in corrispondenza del bar Marconi ad ovest dello stabilimento balneare “Arcobaleno”, misura meno di 50 metri; la seconda, (n°11 nella foto 01) in corrispondenza del lungomare Colombo ad ovest dello stabilimento balneare “Lido”, misura 100 metri.

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Salerno turistica ha in conclusione circa 150 mt di spiaggia libera attrezzata di cui soltanto un centinaio di metri sono lambiti da mare balneabile.

Il PUA assicura la pulizia delle spiagge libere e la vigilanza  di esse affidandole ai concessionari dei lidi privati.

L’art. 19 prescrive infatti che il concessionario sia tenuto a “curare permanentemente la sorveglianza ed il mantenimento del buon regime della zona concessa, nonché di quelle adiacenti, almeno per la metà dei tratti di spiaggia libera esistenti tra la propria concessione e quello eventualmente vicino” e che il bagnino “dovrà sovrintendere sia all’area in concessione che alla limitrofa spiaggia libera sia a destra che a sinistra, nonché delle attrezzature per il salvataggio dei bagnanti (…) da utilizzare anche per la spiaggia libera confinante” .

Dallo stato di sporcizia delle spiagge libere è evidente che il rispetto dell’art.19 è ampiamente disatteso.

Gli stabilimenti balneari in concessione cui fa riferimento il PUA, oltre a trovarsi in corrispondenza di strutture degradate (a titolo di esempio l’ex Ostello della Gioventù ed il Casello ferroviario a Torrione), risentono di un’impostazione formale caratterizzata da grossi volumi con forme tipo logicamente e strutturalmente eterogenee, anche per quanto concerne le recinzioni che interferiscono con quelle del lungomare” .

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Tali caratteristiche formali e costitutive peggiorano nel procedere verso oriente e sono aggravate dalla mancanza di manutenzione e “dall’ossessiva presenza di alti muri di recinzione che di fatto occludono la visuale del mare, impedendone, altresì l’accesso” .

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Dalla data di approvazione del PUA sono trascorsi nove anni e ben poco è cambiato, anzi le cortine di cabine e di recinzioni che impediscono la vista del mare sembrano essere raddoppiate, in particolare a Via Leucosia.

In particolare in questo tratto di spiaggia è presente un esercizio balneare che occupa con le cabine lo spazio destinato a ben due stabilimenti in virtù di un’unica concessione, limitando non soltanto la vista del mare ma impedendo di fatto l’accesso all’arenile per diversi metri.

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Il PUA inoltre demanda a linee guida da approvare la nuova forma fisica degli stabilimenti che dovrebbero avere un ruolo rilevante durante la stagione estiva e la demolizione dei manufatti incongrui al contesto ambientale.

 Sempre a distanza di nove anni non è stato messo in atto nessun intervento in proposito.

Gran parte  del litorale salernitano è occupato dalle aree portuali: due già esistenti Porto Commerciale e Porto turistico Masuccio Salernitano per il quale il PUC del 2005 prevede un’espansione dalla Piazza della Concordia fino all’incrocio del Lungomare Trieste con la Via Dei Principati; due costruendi Porti Turistici di S. Teresa  e di Pastena ed infine il nuovo Porto turistico di Marina D’Arechi in Via Allende di cui sono state quasi completate le opere a mare e che con la sua estensione sottrae circa un chilometro di spiaggia.

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Lo sviluppo complessivo delle aree portuali, pari a 6.700 mt, appare eccessivamente sovradimensionato rispetto all’estensione totale del litorale con un impatto ambientale fortissimo.

E questo non lo diciamo solo noi, ma fonti autorevoli in materia di ambiente.

Per Legambiente infatti (>>>>Dossier Mare Monstrum<<<<) la costruzione dei porti turistici è “un business da milioni di euro, un giro d’affari che distrugge chilometri di spiagge “, è la principale causa dell’erosione delle spiagge in quanto altera le correnti meteo marine “e la immola alle logiche della cementificazione selvaggia, ai bisogni dei signori dell’industria immobiliare: è questa la reale posta in gioco dietro la “febbre” dei porti che ha colpito il nostro Paese”.

La costruzione di nuovi porti in accordo con compagnie di navigazione è inteso come strumento di rilancio turistico che vede diminuire il sistema legato alla balneazione come si evince dalla relazione del PUC al capitolo 4.2. a tutto vantaggio del turismo mordi e fuggi da crociera.

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In pratica si configura per Salerno la stessa sorte di Civitavecchia come Hub di transito per le navi nel Mediterraneo.

Il rilancio in questi termini è tutto a carico dei cittadini sia in termini di costi che di disagio con un investimento di enormi proporzioni e dagli esiti incerti.

In realtà la costruzione di porti turistici, sempre citando Legambiente, è “il grimaldello formidabile per urbanizzare la costa, per derogare e aggirare i piani urbanistici, per riversare a due passi dal mare cemento a non finire: bar, negozi, parcheggi, immobili.

Progetti che fanno gola anche alle amministrazioni locali che fanno a gara per accaparrarsi risorse pubbliche.

Soldi che c’entrano poco o nulla con il rilancio del turismo” .

Inoltre i tratti compresi nelle aree portuali sono non balneabili e pertanto sottratti alla disponibilità dei cittadini e dei turisti.

E da qui passiamo al discorso della balneabilità.

BALNEABILITA’ DELLE SPIAGGE

L’assessore all’Ambiente di Salerno, sollecitato più volte a fornire una spiegazione sull’inquietante flusso rosso (foto in capitolo “i chiaviconi”) che nel mese di giugno si riversava  dal torrente Fusandola in mare – come denunciato ai media ed alle autorità dai FDC –  nel tratto antistante la spiaggia di S. Teresa, ha dichiarato che il problema balneazione non si pone perchè l’area di S.Teresa “sarà sempre non balneabile, in quanto zona portuale. Risulterà sempre inibita la balneazione” .

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A conferma di ciò i dati dell’ARPAC, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, che si occupa dei prelievi e delle analisi delle acque al fine di certificarne o meno la balneabilità, non effettua più campionature nel tratto compreso tra porto turistico Masuccio e Molo Manfredi in quanto non vi sussistono più i requisiti.

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>>>> Studia meglio la mappa di balneabilità a Salerno sul sito ARPAC

Eppure ancora nel 2008 lo specchio d’acqua in questione risultava balneabile come da delibera comunale .

Non solo per l’arenile  di S. Teresa, ma per l’intero tratto compreso tra i due porti è interdetta la balneazione, nonostante da anni vengano propagandati progetti – il primo fa parte del PRG di Bohigas – di ripascimento del tratto di costa che potrà diventare al massimo un solarium affacciato su uno specchio d’acqua cementificato affollato di navi e pontili in cui sarà impossibile bagnarsi.

Analogo discorso varrebbe anche per i tratti di mare su cui prospettano i restanti porti.

In particolare il nuovo Marina in zona Arechi di fatto rende non più balneabili le acque dei lidi “Carabinieri”, “Esercito”, SIULP” e “Finanziari” nonché l’antistante ed ormai sacrificato tratto di spiaggia libera.

Idem nel caso di completamento dell’ infrastruttura di Pastena per la quale la Regione ha recentemente dato il via libera all’impatto ambientale .

I “CHIAVICONI”

“Questo mare è una fogna”! A Salerno non è solo un modo di dire ma una realtà! Dai nostri rilievi solo il 12% delle spiagge libere risulta balneabile eppure soprattutto quando il caldo si fa sentire tante persone cercano refrigerio a mare, in acque interdette alla balneazione, spesso dall’ improbabile colore che va da verde marcio al marrone (restando per fortuna il rosso una peculiarità della spiaggia del centro storico).

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Sulla superficie galleggia di tutto, da escrementi ad assorbenti igienici, da preservativi a rifiuti organici.

Tutte le poche spiagge libere superstiti sono attraversate dai così detti “Chiaviconi”, i torrenti che compongono l’idrografia del territorio comunale insieme ai corsi d’acqua maggiori Irno e Picentino, le cui foci e i tratti contermini, per l’alto grado di inquinamento dei detti corsi d’acqua, sono non balneabili, tanto che l’ARPAC non effettua prelievi in corrispondenza di esse.

Spiace constatare come nel linguaggio comune vengano definiti “Chiaviconi” , vale a dire grandi cloache, quei corsi d’acqua minori del salernitano che sono da occidente Il Fusandola ed il Rafastia, tristemente noti per aver esondato e causato vittime nell’alluvione del 1954: il primo proviene da Canalone e sfocia a S.Teresa, il secondo fuori città prende il nome di Cernicchiara e proviene dall’Omonima zona (area ex caselli autostradali – via Risorgimento), prosegue per intubarsi a monte del Cinema Apollo e sfocia a Lungomare Trieste in corrispondenza della via Velia; il Grancano, con affluente Palmetiello, in cui a sua volta confluiscono Conca ed Orefice, parte dall’area di Cappelle Superiore per confluire nell’Irno,  alimentato anche dal Cavolella che parte dal territorio di San Mango per interessare l’area di Sant’Angelo di Ogliara e di Rufoli; Il Marziello, che nasce dalla parte inferiore del Masso della Signora, e dopo aver attraversato la tangenziale, a valle di Sala Abbagnano, si intuba nei pressi della Caserma di via Pietro Del Pezzo; il Mariconda, che inizia ad essere intubato nei pressi della tangenziale per esserlo completamente dal Parco Arbostella fino alla foce in prossimità della Torre Angellara, il Fuorni infine, che sfocia in corrispondenza della rotatoria della zona industriale. (segnalati nella mappa in testa all’articolo)

Il rischio idrogeologico del territorio attraversato da un così alto numero di corsi d’acqua ha comportato negli ultimi anni una serie di opere dall’importo complessivo pari a circa a € 30.000.000,00 .

In questi torrenti si riversano scarichi abusivi e non che terminano direttamente a mare, senza alcun tipo di depurazione o possibilità di dispersione al largo mediante condotta.

L’assessore provinciale Bellacosa e l’assessore comunale Calabrese hanno di fatto confermato con due dichiarazioni recenti a mezzo stampa che l’inquinamento visibile a mare è prodotto dai fiumi .

Dal dossier fotografico si evince l’impatto dei “Chiaviconi” imbrigliati nel cemento  nel tratto di spiaggia in cui essi sfociano a  mare, oltre all’inquinamento da essi prodotto.

COMPETENZE IN MATERIA DI ACQUE

 Di chi sono le responsabilità di questo inquinamento? 

Di chi è la colpa e chi dovrebbe provvedere a porre riparo? 

Possibile che sia così difficile fare chiarezza? 

Ogni estate assistiamo al solito scaricabarile tra le varie amministrazioni locali e il gioco a stanare il colpevole.

Intanto l’estate passa tra le polemiche ed il mare sporco resta con il problema che si ripresenta puntuale l’anno seguente.

Proviamo noi a chiarire la questione competenze all’apparenza così complessa.

Innanzitutto con il termine “acque di balneazione” vengono indicate le acque dolci superficiali, correnti o di lago e le acque marine nelle quali la balneazione è espressamente autorizzata o non vietata.

Il quadro normativo di riferimento in materia di acque di balneazione è stato per molti anni rappresentato dal DPR 470/82 e s.m.i.

Ai contenuti di questo decreto rimanda, senza sostanziali modifiche, anche il più recente D. Lgs. 152/06.

Vediamo ora chi sono gli attori responsabili delle acque. In materia di scarichi Il  D.lgs 152 /2006 ha sostituito integralmente la precedente normativa autorizzatoria degli scarichi dei reflui di cui al D. lgsl. n. 152 dell’11 maggio 1999 confermando peraltro, all’art 124 l’obbligo della preventiva autorizzazione per tutti gli scarichi ad eccezione di quelli delle acque reflue domestiche in pubblica fognatura che sono sempre ammessi nell’osservanza dei regolamenti del gestore del servizio.

Tutti gli scarichi delle acque reflue industriali e delle attività produttive sono soggetti all’obbligo di autorizzazione con l’irrogazione di sanzioni anche di carattere penale a carico del titolare dell’attività inadempiente.

Sono fatte salve le attività produttive assimilate alle domestiche nei casi previsti dall’art. 101 del D. lgs.152/2006.

La competenza in materia di  scarichi, in seguito all’emanazione della legge regionale n. 4 del 15 marzo 2011, è dei Comuni .

Da oltre un decennio, inoltre, la parte di “vigilanza analitica” (analisi di campioni di acqua e/o suolo per la verifica della sussistenza di fatti d’inquinamento) è di competenza dell’ARPAC, che attualmente trasmette gli esiti analitici dei controlli, per le sanzioni, alla Regione Campania ed ai Comuni, per territorio di competenza.

Infine l’articolo 15 del Dlgs 116/08 mette nero su bianco le competenze comunali in materia di balneazione delle acque:

a) la delimitazione, prima dell’inizio della stagione balneare, delle acque non adibite alla balneazione e delle acque di balneazione permanentemente vietate ricadenti nel proprio territorio, in conformità a quanto stabilito dall’apposito provvedimento regionale;

b)  la delimitazione delle zone vietate alla balneazione qualora nel corso della stagione balneare si verifichi o una situazione inaspettata che ha, o potrebbe verosimilmente avere, un impatto negativo sulla qualità delle acque di balneazione o sulla salute dei bagnanti;

c) la revoca dei provvedimenti adottati sulla base delle disposizioni di cui alle lettere a) e b);

d) l’apposizione, nelle zone interessate, in un’ubicazione facilmente accessibile nelle immediate vicinanze di ciascuna acqua di balneazione, di segnaletica che indichi i divieti di balneazione di cui al comma 1, lettere c), e), ed f) dell’articolo 15;

e) la segnalazione in un’ubicazione facilmente accessibile nelle immediate vicinanze di ciascuna acqua di balneazione, di previsioni di inquinamenti di breve durata di cui al comma 2, lettera c), dell’articolo 15.

Quindi per restare alle competenze dell’ente più a stretto contatto con i cittadini, il Comune, notiamo che questa amministrazione non pubblicizza e delimita in maniera adeguata le aree non balneabili , non indica le motivazioni per cui è interdetta la balneazione e non espone una cartellonistica che faccia uso della simbologia indicata dal Recepimento Direttiva 2006/7/CE-Simboli utili ad informare il pubblico in materia di acque di balneazione.

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Inoltre il divieto di balneazione non viene fatto rispettare con grave pregiudizio della salute dei bagnanti.

A dimostrazione di ciò numerose sono le foto e i video raccolti ed è recente la notizia di un bambino che ha rischiato di annegare nelle acque non balneabili di S. Teresa e sprovviste del servizio di vigilanza.

E’ evidente che far rispettare il divieto di balneazione rende altamente impopolare l’Amministrazione che lo emette, in particolare se questa non prende  alcuna misura per evitare le cause di inquinamento di sua competenza e non denuncia le inadempienze altrui attraverso canali ufficiali e nelle sedi competenti.

PRELIEVI ED ANALISI

Sull’ultimo numero della rivista Arpa Campania Ambiente, nella guida alle spiagge con bandiera blu della nostra regione leggiamo: “superate le zone critiche di Salerno città, Pontecagnano e Battipaglia ci si avvia verso le bellezze del Cilento” .

Salerno è considerata zona critica da oltrepassare velocemente in vista di lidi migliori.

Eppure i rilievi dell’Agenzia hanno individuato alcune zone di acqua balneabile definita “Eccellente”.

Prendiamo in considerazione una di esse che è di utile esempio per essere in corrispondenza del Torrente Mariconda ed a valle della zona industriale .

Il tratto considerato  va da Via Leucosia-incrocio via Palinuro fino al limite nord Marina D’Arechi (Codice: IT015065116006 (ex 43)) .

La classificazione “Eccellente” del 2012 è confermata dal dato storico dei prelievi effettuatidal 2007 al 2011.

 

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Le acque, in questo tratto, sono sottoposte ad un trattamento di depurazione consortile dei reflui urbani di scarico degli effluenti nel fiume Picentino.

In caso di forti piogge si attivano  lungo tutto il tratto del litorale cittadino gli sfiori dell’intera rete fognaria nel Torrente Mariconda , ovvero in caso di piena le acque esondano dai pozzetti di depurazione e arrivano non trattate a mare.

I prelievi estivi sono effettuati con  cadenza mensile.

Ebbene se nel mese di aprile le analisi  danno esito sfavorevole con valori massimi pari a  960 per Enterococchi intestinali e 3450 di di Escherichia coli, il prelievo effettuato l’11 luglio rileva percentuali bassissime pari a 10 sia per gli Enterococchi intestinali e sia per Escherichia coli: un vero miracolo!

Sembra inspiegabile infatti un abbassamento così drastico dei valori, pur tenendo conto della maggior diluizione che le piogge comportano.

DEPURATORI E COMPETENZE REGIONALI

La depurazione delle acque è di competenza regionale.

Il servizio di depurazione è espletato dalla S.I.I.S. (Servizi Idrici Integrati Salernitani) nata nel 2003 ed ubicata nella zona industriale.

La S.I.I.S.è a servizio di un consorzio di comuni e della ASI e gestisce l’impianto di depurazione e la rete di collettori, circa 85 km, a servizio dell’impianto.

Quest’ultimo è capace di circa 700.000 ab.eq, è entrato in esercizio nel 1988  con la finalità di sottoporre a processi depurativi i liquami civili ed industriali provenienti non solo dalla città di Salerno ma anche dall’area industriale e dai comuni limitrofi.

A detta dell’ Assessore Calabrese il depuratore di Salerno è sovradimensionato, dal momento che “L’impianto ha una capacità per 700 mila abitanti e ne serve solo 300 mila” .

Pur potendo servire un numero di abitanti così alto il depuratore sembra non essere allacciato all’intera utenza.

Ad un servizio così poco efficiente corrisponde per l’utente salernitano un addebito in bolletta molto elevato, addirittura raddoppiato negli ultimi mesi.

Per un utente medio  con  consumo trimestrale effettivo pari a 12,50 euro l’importo aggiuntivo per la depurazione è di 16,80 euro.

Si paga un servizio che di fatto non c’è e lo confermano le notizie di questo inizio di agosto.

Lasciano infatti sperare, ma non a breve termine, le risorse assegnate dal CIPE per gli interventi di depurazione e l’accordo di programma tra Regione Campania e Provincia di Salerno per l’attuazione del grande progetto di risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali del territorio salernitano.

Probabilmente avremo un mare accettabile solo nel 2015 con una spesa pari a quasi 90 milioni di euro.

MARE “TERRA DI CONQUISTA”

La progettazione del fronte del mare è un orientamento della pianificazione urbanistica che Salerno, come spesso accade, ha abbracciato in ritardo. Il tentativo di recuperare il tempo perduto non è sempre encomiabile, soprattutto quando si applicano le metodiche della cementificazione e della saturazione dello spazio naturale in nome del progresso e dello sviluppo economico.

Queste scelte politiche sono datate di mezzo secolo ed oltre, come chiaramente risulta  in un periodo storico che vede, da un lato la scarsità delle risorse economiche e dall’altro la fragilità dell’ecosistema e il depauperamento del suolo. Malgrado ciò si continua a costruire e proprio nella parte più delicata del nostro territorio, la parte che rende Salerno unica ed irripetibile: la costa.

Partiamo da Ovest: segna il confine con il comune di Vietri sul Mare il Porto Commerciale di Salerno, che ha stravolto un’area di gran pregio un tempo caratterizzata  da spiagge e stabilimenti balneari che rendevano Salerno meta ambita,  non solo porta della Costiera ma parte integrante di essa.

Attualmente nel Porto Commerciale attraccano anche navi turistiche e pertanto dal 2000 è partita la costruzione di una stazione marittima, progettata da Zaha Hadid, ancora al grezzo allo stato attuale e probabilmente già sottodimensionata in vista dei nuovi ampliamenti previsti.

Dopo i tanti problemi relativi alle crepe visibili all’interno della struttura nei giorni scorsi è stato stanziato un’altro milione di euro per l’illuminazione led dal consiglio comunale.

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Segue l’ennesimo porticciolo turistico di S. Teresa, il cui iter amministrativo non è molto chiaro  e lo scempio di piazza della Libertà con i suoi parcheggi interrati e il  condominio privato, il Crescent,  che si erge per oltre 30 metri direttamente sul fronte mare, costruiti su area ex demaniale acquistata con soldi pubblici e ceduta a privati.

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L’area è a rischio idrogeologico e la procedura di approvazione da parte della Soprintendenza è avvenuta col silenzio assenso. Sono in atto procedimenti amministrativi e penali, guai giudiziari e difetti di costruzione accompagnano di pari passo le opere in questione.

Il Consiglio di Stato deciderà sulla sospensione dei lavori il 23 ottobre. Ma l’argomento è talmente vasto da meritare discorso a parte. Recentemente il Comune ed associazioni da esso patrocinate si sono rese promotrici di iniziative didattico-informative sulla progettazione del fronte del mare con workshop indirizzati agli addetti lavori e non che hanno come fine il rafforzamento e la propaganda della logica del cemento.

Neanche il ritrovamento di un ordigno bellico in area di cantiere ha interrotto le visite guidate di propaganda. Il lungomare di Salerno, fiore all’occhiello del paesaggio cittadino e uno dei pochi polmoni verdi della città , versa in stato di abbandono strategico finalizzato al recupero che comporterà la realizzazione di parcheggi interrati in piazza Cavour in un contesto verde vincolato e di fronte ad un edificio conventuale del Trecento attualmente sede della Provincia.

Il concorso internazionale di idee “Valorizzazione delle coste del Comune di Salerno”, indetto nel 2007 per un valore di 100 milioni di euro, ancora oggi senza alcuna fonte di copertura finanziaria, che avrebbe dovuto dare alla città un nuovo fronte mare, da Santa Teresa alla foce del fiume Picentino, si è trasformato in questi anni in un “concorsone” molto costoso per le tasche dei contribuenti salernitani, a vantaggio soprattutto dei progettisti che lo hanno vinto.

Dopo aver elargito nel 2008 premi e rimborsi da 200 mila euro per ogni singolo vincitore dei quattro ambiti in cui è stato divisa la fascia costiera di Salerno, (ai concorrenti classificatisi al secondo e terzo posto di ciascun ambito è stata corrispostala somma di euro 80.000 ed euro 60.000) ed aver dato, nella fase immediatamente successiva al concorso, 400 mila euro all’Autorità di Bacino destra Sele e 120 mila per l’incarico di consulenza tecnico-scientifica al C.U.G.R.I., (consorzio inter universitario prevenzione grandi rischi) per le indagini propedeutiche all’attuazione delle idee progettuali, il Comune di Salerno, alla disperata ricerca dei 100 milioni di finanziamento, di cui 50 servirebbero solo per la difesa della costa, ha deciso (delibera di giunta 398/2012) di assumere con la Cassa Depositi e Prestiti un altro mutuo da un milione e mezzo di euro per fare fronte agli oneri relativi alla progettazione definitiva degli interventi.

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L’ennesimo azzardo del Comune, su cui la Corte dei Conti potrebbe intervenire, che in assenza del finanziamento certo dell’intervento fa il passo più lungo della gamba, pagando con un nuovo mutuo progetti esecutivi che potrebbero servire a nulla. Inoltre per il reperimento dei fondi basterebbero già i progetti preliminari che l’amministrazione possiede. Ed invece 370 mila euro andranno per gli esecutivi del sub-ambito 1, quello da Santa Teresa al Masuccio, al gruppo Thetis, Lotti associati (quelli del Crescent), all’ingegnere Franco Guiducci ed all’architetto Monica Giannattasio.

Altri 950 mila, relativi agli esecutivi dei sub-ambiti 2, 3, 4, ovvero dal Masuccio fino al Picentino, verranno corrisposti all’architetto Manuel Ruisanchez (capogruppo ), all’arch. Emilio Maiorino, all’ing. Gaetano Suppa, all’ing Roberto Chieffi, all’ing. Valter Fabio Filippetti, all’arch. Emilia Esposito ed all’architetto arch. Roberto Sica.

Quello che lascia perplessi inoltre è anche la modalità con cui si è giustificata, da parte della Giunta comunale, l’apertura di un nuovo mutuo da un milione e mezzo, così come è scritto nelle considerazioni in calce alla delibera 458/2012. A fare da garante di questa operazione un “semplice” funzionario dell’Unità di verifica degli investimenti pubblici del Ministero dello Sviluppo economico. Si tratta dell’ingegnere Mario Serra, venuto in città il 4 aprile di quest’anno, per esaminare i progetti.

Dopo tale incontro , l’amministrazione comunale ha relazionato ulteriormente con una serie di mail il funzionario che ha inserito il contenuto di questi scambi epistolari elettronici in una relazione affidata all’ufficio di gabinetto del Ministero per valutare la possibilità dell’erogazioni di un finanziamento. Insomma come giustificazione dell’apertura del mutuo, per far realizzare i progetti esecutivi, c’è un’ipotetica promessa di finanziamento garantita da un semplice funzionario ed una procedura quanto meno insolita.

E’ bene ricordare che le decisioni a livello ministeriale sono nelle competenze dei dirigenti e non certo dei funzionari. C’è anche un altro passaggio della delibera 458 poco chiaro, quello in cui si fa riferimento ad uno sconto tra il 40% ed il 60% attuato dai progettisti in questione. Sconto valutato in maniera empirica visto che manca ancora la dettagliata quantificazione delle risorse finanziare necessarie per gli interventi sulla fascia costiera. Infine tutta l’operazione fa a cazzotti con quanto stabilito dall’articolo 128 del decreto legislativo 163 del 2006, volgarmente conosciuto come il “codice sugli appalti.

In particolar modo con il comma 7 che stabilisce che un’opera può essere inserita nell’elenco delle opere pubbliche purché “con riferimento all’intero lavoro sia stata elaborata la progettazione almeno preliminare e siano state quantificate le complessive risorse finanziarie necessarie per la realizzazione dell’intero lavoro”.

Il comma 9 inoltre aggiunge: “L’elenco annuale predisposto dalle amministrazioni aggiudicatrici deve essere approvato unitamente al bilancio preventivo, di cui costituisce parte integrante, e deve contenere l’indicazione dei mezzi finanziari stanziati sullo stato di previsione o sul proprio bilancio, ovvero disponibili in base a contributi o risorse dello Stato, delle regioni a statuto ordinario o di altri enti pubblici, già stanziati nei rispettivi stati di previsione o bilanci”. Bene, l’opera è inserita nel piano triennale del comune 2012/2014 ma le risorse finanziarie che ad oggi, nonostante i buoni propositi di un semplice funzionario ministeriale, ancora mancano.

Nel frattempo ai progettisti andranno ugualmente 1 milione e mezzo di euro.Per la cronaca il sindaco De Luca era assente quando sono state approvate le delibere in questione. Non è la prima volta che capita, anzi spesso in questi anni il primo cittadino è risultato non presente quando si è riunita la sua Giunta. Come mai? Fatto sta che a firmare ci pensano assessori e dirigenti comunali.

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Oggi con l’approvazione dell’ultimo progetto della Marina di Pastena, l’arenile liberamente fruibile dai cittadini si ridurrà di altri 500: in totale si scenderà a soli 2.900 mt su tutto il litorale.

METRO DEL MARE

La città turistica che puntando tutto sul mare e sulla navigazione costruisce porti e massicciate di cemento sullacqua non ha più il Metrò del Mare che nella stagione estiva 2012 diventa fantasma e va a fare compagnia al suo omologo su rotaia. Infatti visitando il sito http://www.metrodelmare.net veniamo informati che è saltato il collegamento sia tra Salerno e la Costiera Amalfitana sia con la Costiera Cilentana. (foto delle tratte dal sito)

FOCUS SPIAGGIA DI SANTA TERESA

La storica spiaggia di S. Teresa costituisce l’unico arenile del centro storico e si trova in un’area già gravemente compromessa dalla costruzione negli anni 50 del Porto Commerciale.

Da anni rappresentava l’unica valvola di sfogo estivo per gli abitanti dei popolari quartieri della Salerno vecchia, che da decenni sono soliti lì farvi il bagno ma anche tirare in secco le barche e riparare le reti da pesca. Dal PUA si evince inoltre che “l’arenile viene frequentemente interessato da attività di tipo ludico-sportive e culturali ”.

Nella spiaggia in questione sfocia il torrente Fusandola il cui corso è stato recentemente deviato ed intubato in una condotta di cemento che invade buona parte del restante arenile.  L’ultima delibera del Comune di Salerno sulla balneabilità di S. Teresa risale al 2008 con la revoca del divieto.

Ad oggi le acque non solo non sono più balneabili, ma addirittura oggetto di indagine dei NOE in seguito al fenomeno dell’acqua rossa denunciato dai Figli delle Chiancarelle.
Le dimensioni dell’ arenile si sono notevolmente ridimensionate, malgrado il sindaco abbia dichiarato che essa risulta raddoppiata in virtù dei lavori recenti della piazza.

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La spiaggia invece ha subito una consistente riduzione passando da una superficie di circa 15.000 mq agli attuali 5000 mq circa parte dei quali invasi dalla struttura contenitiva del corso deviato del Fusandola.

Trovandosi in area portuale è interdetta la balneazione e manca di servizi igienici e docce.

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