Ristorante Feudi, un altro “pasticcio salernitano”

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Ristorante Feudi, un altro “pasticcio”: l’area scelta dal Comune ha un vincolo d’acciaio

Questa volta Luciano Mauro non potrà prendersi la colpa e nemmeno il Soprintendente Miccio potrà essere “redarguito”. Questa volta, il pasticcio l’ha fatto – tutto da solo – il Comune di Salerno.

La potente macchina tecnico-politico-amministrativa, messa su dal Sindaco De Luca per promuovere la cementificazione della città, ancora una volta ha toppato.

L’intera area compresa tra il teatro Verdi e palazzo Natella, quella di cui Italia Nostra e i Figli delle Chiancarelle avevano invocato la tutela con una lettera allo stesso Ministro per i Beni Culturali, è già vincolata, peraltro con una stringente normativa d’uso che consente soltanto interventi di carattere manutentivo.

La villa comunale, i fabbricati, la viabilità e le aiuole che contornano il Verdi, insomma tutti gli immobili compresi nel perimetro dell’area tutelata sono, per così dire, intangibili, essendone stato riconosciuto l’importante interesse storico e culturale con un vincolo voluto, fin dal 2000, dall’allora soprintendente Ruggero Martines.

Paradossalmente il perimetro in cui è attivo il Decreto di Vincolo è individuato in maniera chiara anche nell’ormai famigerata “tavola dei vincoli”, che tanto ha fatto discutere a proposito del vincolo paesaggistico gravante su piazza Cavour, e ciò nondimeno è stato colpevolmente ignorato dalla aristocrazia amministrativa cittadina.

I Feudi, a questo punto, dovranno inevitabilmente traslocare e impreziosire qualche altra area della città. I Figli delle Chiancarelle ed Italia Nostra auspicano che, anziché prendere, portino valore aggiunto ad altri quartieri cittadini che ne hanno davvero bisogno e sono, di contro, sistematicamente ignorati.

Ma – feudi e feudatari a parte – è d’obbligo chiedersi chi ha la responsabilità dello svarione che ha portato nuovamente il Consiglio Comunale a discutere del nulla e ad approvare l’inapprovabile, dimostrando così il livello culturale dell’istituzione.

“Colui che sorride quando le cose vanno male – ammonisce una delle più vere leggi di Murphy – ha trovato qualcuno a cui dare la colpa.”