Variante 2012: Ecco le osservazioni di Italia Nostra e Fdc

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Variante 2012: Ecco le osservazioni di Italia Nostra e Fdc

I Figli delle Chiancarelle insieme ad Italia Nostra, nell’Ottobre 2012, contestano la VARIANTE al PUC perché determina la vendita del patrimonio comunale e la riduzione degli spazi pubblici.

Segue la lettera inviata al Comune di Salerno.

al Comune di Salerno

Responsabile del Procedimento

e, p.c.

Sig. Sindaco

Sig. Assessore all’Urbanistica

Oggetto: Variante parziale al PUC vigente – Osservazioni –

Con delibera di Giunta Comunale n. 683 del 01.08.2012 è stata adottata – ai sensi della L.R.C. n.16/2004 e del relativo Regolamento n. 05 del 04/08/2011 – la variante, definita “parziale”, al vigente Piano Urbanistico Comunale.

I relativi atti tecnici ed amministrativi sono stati depositati esclusivamente presso gli Uffici comunali (Ufficio procedente ed Ufficio competente), “a libera visione del pubblico”, per la durata di giorni 60, a decorrere dal  13/08/2012, data di pubblicazione dell’avviso sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania.

Preso atto della documentazione resa disponibile e verificato l’iter amministrativo seguito da Codesta Amministrazione nelle fasi preparatorie all’elaborazione della variante in argomento, nonché di quello afferente alla sua pubblicazione, si è rilevata la sussistenza dei vizi procedimentali indicati di seguito.

1. Audizione effettuata sulla base di documentazioni vaghe, predisposte in epoca antecedente alla formulazione degli indirizzi da parte della G.C.

In data 22.03.2012, si tenne, presso il comune di Salerno, l’audizione – prevista dalla vigente normativa – delle organizzazioni sociali, culturali, economico-professionali, sindacali ed ambientaliste, sulla “variante” allo strumento urbanistico, resa necessaria per la disciplina delle aree nelle quali si era verificata la decadenza dei vincoli a contenuto espropriativo; l’audizione fu estesa – “nel contempo” – all’ulteriore variante (rivelatasi poi ben più deleteria di quanto lasciato intendere) che l’Amministrazione Comunale aveva ritenuto di dover predisporre per “introdurre ulteriori variazioni soprattutto di carattere normativo” nel piano vigente.

La consultazione avvenne, infatti, sulla base del “Preliminare di Variante al Piano (PP)” e del “Documento di Scoping (RP)”, elaborati entrambi predisposti a seguito degli indirizzi formulati dall’Amministrazione Comunale con la delibera di G.C. n. 103 del 03.02.2012.

Tali elaborati – costituiti essenzialmente da una congerie di  previsioni generiche e indefinite – non lasciavano neanche lontanamente immaginare che, con i successivi indirizzi formulati dalla G.M. (delibera n. 627 dell’11.7.2012), la locuzione “valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale” si sarebbe concretizzata nell’attribuzione di rilevanti diritti edificatori ad aree libere, di proprietà pubblica, collocate in aree centralissime della città e, peraltro, già utilizzate come standard.

La circostanza, di per sé inquietante, è significativa della scarsa trasparenza che ha connotato l’intero processo di formazione della “Variante” che – avviata sulla base di mere dichiarazioni di principio ed ipotesi tutte da decrittare – è stata adottata e pubblicata in pieno periodo estivo, peraltro omettendo di rendere disponibili a mezzo web – come si evidenzierà nel punto successivo – i documenti tecnici e amministrativi.

E’ di tutta evidenza che, se le “Organizzazioni” convocate per l’audizione del  22.03.2012 – tra cui la scrivente Associazione – avessero potuto semplicemente intuire che le azioni prefigurate dagli elaborati esaminati si sarebbero così radicalmente trasformate per effetto della delibera di G.M. n. 627 dell’11.7.2012, rubricata come “ulteriori indirizzi variante al P.U.C.”, le osservazioni prodotte in tale sede consultiva avrebbero avuto ben altra intensità e precisione.

L’audizione in argomento – pure tassativamente prevista dalla legge (cfr. L.R. 16/2004, art. 1, comma 2, lett. c; art. 20, comma 5; art. 24, comma 1; ecc.) – è, dunque, da intendere come non avvenuta, in quanto basata su  elaborati (“Preliminare di Variante al Piano” e “Documento di Scoping”) i cui contenuti programmatori sarebbero stati stravolti e del tutto superati da disposizioni successivamente impartite dall’Amministrazione. Ed inoltre si fa presente che nel citato elaborato “disegno urbano di indirizzo” preso come riferimento, nella quasi totalità delle aree poi scelte da “valorizzare”, non sono previste costruzioni ma solo verde pubblico o parcheggi.

2. Mancata pubblicazione degli elaborati di piano nel sito web del comune.   

Come peraltro riportato nell’Avviso di deposito pubblicato nel B.U.R.C. n. 53 del 13 agosto 2012, “gli atti tecnici ed amministrativi costituenti la predetta variante sono [stati] depositati presso l’Ufficio procedente Servizio Trasformazioni Urbanistiche, Segreteria Dirigente – IV° piano Palazzo di Città e Settore Ambiente quale Ufficio competente – Via Settimio Mobilio, 52”.

Risulta, invece, del tutto omessa la pubblicazione del piano nel sito web del comune di Salerno, adempimento espressamente prescritto dall’art. 3, comma 2 del “Regolamento per il governo del territorio” n. 5/2011 che, testualmente, si riporta:

2. Il piano è pubblicato contestualmente nel bollettino ufficiale della regione Campania (BURC) e sul sito web dell’amministrazione procedente ed è depositato presso l’ufficio competente e la segreteria dell’amministrazione procedente ed è pubblicato all’albo dell’ente.

E’ di tutta evidenza che l’obbligo di pubblicazione del Piano nel sito web del comune riguarda anche – e soprattutto – gli elaborati progettuali. Tanto è, peraltro, confermato e specificato dal “Manuale operativo del regolamento n. 5/2011 in attuazione della l.r. 16/2004” che – redatto dalla Regione Campania, Area di Coordinamento n. 16 e condiviso dall’ANCI – costituisce evidentemente “interpretazione ufficiale” del complesso di norme regionali che regolano la formazione degli strumenti urbanistici e delle relative varianti.

Infatti, il “Manuale”, alla tabella I (cfr. pagg. 17-18), chiarisce:

“Il piano è pubblicato contestualmente nel bollettino ufficiale della regione Campania (Burc) e sul sito web dell’amministrazione procedente ed è depositato presso l’ufficio competente e la segreteria dell’amministrazione procedente ed è pubblicato all’albo dell’ente in uno all’avviso relativo alla Vas.
L’avviso deve contenere: il titolo della proposta di piano o di programma, il proponente, l’autorità procedente, l’indicazione delle sedi ove può essere presa visione del piano o programma e del rapporto ambientale e delle sedi dove si può consultare la sintesi non tecnica.
L’autorità competente comunale e l’autorità procedente (l’ufficio di piano comunale) mettono, altresì, a disposizione del pubblico la proposta di piano o programma ed il rapporto ambientale mediante il deposito presso i propri uffici e la pubblicazione sul proprio sito web.”

Il Comune di Salerno – paradossalmente insignito nel 2011 col “Premio TrasparenzaPA”– avrebbe dunque dovuto pubblicare sul proprio sito web gli atti tecnici della variante adottata, peraltro in coerenza con lo spirito e la lettera del  D.Lgs 82/2005, recante “Codice dell’amministrazione digitale”.

Come si sa, così non è stato, realizzandosi – con tale omissione – un irreparabile vulnus al diritto di partecipazione dei cittadini, ulteriormente accresciuto dalla pubblicazione dell’ “Avviso di deposito” avvenuta, come noto, il 13 agosto 2012.

Tutto ciò premesso e considerato, la sottoscritta, prof. Raffaella Di Leo, in qualità di Presidente della sezione di Salerno di

ITALIA NOSTRA

associazione Onlus,  riconosciuta con D.P.R. 22 agosto 1958, n. 1111, portatrice di interessi diffusi in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione,

CHIEDE

pregiudizialmente ed in via prioritaria, che Codesta Amministrazione:
– annulli – in regime di autotutela – la citata delibera n. 683 del 01.08.2012, recante adozione  – ai sensi della L.R. 16/2004 e del relativo Regolamento di attuazione n. 5/2011 – della “variante parziale” in argomento;
– provveda all’adeguamento del “Preliminare di Variante al Piano (PP)” e del  “Documento di Scoping (RP), agli “ulteriori indirizzi”, da ultimo formulati con la delibera di G.M. n. 627 dell’11.7.2012, la cui portata innovativa è fuori discussione;
– ottemperi a quanto tassativamente disposto dalle citate normative regionali in ordine alla pubblicazione degli atti tecnici e amministrativi nel sito web del Comune di Salerno.

In subordine – e fatto salvo il ricorso ai rimedi giurisdizionali di legge – formula le seguenti

OSSERVAZIONI

avverso e per la radicale modifica delle previsioni urbanistiche contenute nella cosiddetta “Variante parziale al PUC vigente”, adottata con delibera di G.M. n. 683 del 01.08.2012, per i motivi puntualmente elencati di seguito.

a) Le esigenze di revisione del P.U.C.

La Variante in esame trae dichiaratamente origine dalla necessità – manifestata dall’Amministrazione Comunale – di sottoporre a revisione il Piano Urbanistico Comunale, per “affrontare e risolvere alcune criticità” emerse nei cinque anni trascorsi dalla sua entrata in vigore.

Quali siano le “criticità” rilevate dall’Amministrazione non è dato sapere. E tuttavia, tra queste va certamente annoverata la cosiddetta “bolla immobiliare”, l’eccesso dell’offerta edilizia rispetto ad una domanda sempre più asfittica e, non ultimo, il preoccupante decremento demografico che, peraltro, sconfessa clamorosamente le previsioni insediative poste alla base del P.U.C. del 2005.

Tra le cosiddette “criticità” – oggi cripticamente ammesse dall’Amministrazione Comunale – le più deleterie sono originate, senza alcun dubbio, dalle scelte che portarono a “concentrare” nelle periferie i nuovi insediamenti di E.R.P., ad estendere smisuratamente i limiti della “città compatta”, consentendo l’edificazione per finalità residenziali nell’intera litoranea orientale e nelle zone collinari, ad avviare la realizzazione di interventi urbanisticamente sbagliati, quali, ad esempio, il mastodontico insediamento, a ridosso del centro storico, del nuovo quartiere conosciuto col nome di “Crescent”.

Scelte di pianificazione sbagliate – anche conseguenti all’errata sovrastima dell’andamento demografico – e la particolare contingenza economica, hanno determinato la stasi immobiliare che oggi l’Amministrazione Comunale lamenta e, con essa, il mancato introito delle risorse derivanti dagli oneri concessori, sciaguratamente sostanziali per la “quadratura” dei vari bilanci di previsione.

Le “criticità” che l’Amministrazione sembra voler “affrontare e risolvere” con la cosiddetta “Variante parziale” sono, dunque, di natura eminentemente economica. L’esigenza di “fare cassa” è alla base delle scelte urbanistiche che – evidentemente – comporteranno la (s)vendita di beni non riproducibili, essenziali per qualsivoglia riordino urbanistico, quali le aree libere, ancora presenti nelle zone più sature e in deficit di standard della città.

Le conseguenze di siffatto (e deprecabile) modus operandi dovrebbero essere note ad un’Amministrazione che millanta continuamente inverosimili europeismi: Salerno sta assumendo – soprattutto a causa di scelte dettate dalla rendita fondiaria – la connotazione di una città sempre più distinta per censo: una sorta di apartheid urbanistica, vero specchio della feroce “polarizzazione” economica in atto nel Paese.

La progressista Amministrazione Comunale non ostacola questo trend, anzi, sembra incentivarlo, sia promuovendo la realizzazione di quartieri da incubo nelle periferie urbane e sia ponendo le premesse per la privatizzazione, a favore dei ceti più abbienti, degli spazi pubblici di maggiore qualità, con conseguente, immediato incremento del carico urbanistico delle zone centrali, cui paradossalmente corrisponde la riduzione finanche degli standard oggi disponibili.

In effetti, la “Variante parziale” non fa altro che “elevare a sistema” la sciagurata vicenda del Crescent, dove aree demaniali, acquistate ed urbanizzate con fondi pubblici, sono state privatizzate per la costruzione di condomini privati e di lusso.

b) la “valorizzazione” delle aree pubbliche

E, infatti, uno degli aspetti più inquietanti e deprecabili della “Variante parziale” è costituito dalla cosiddetta “valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale”, misteriosa locuzione (non a caso utilizzata nel Documento di Scooping), poi trasformata in  “valorizzazione delle aree pubbliche”allorquando, con l’adozione della variante, ne sarebbe stato palese il significato.
La “Variante” ha infatti svelato che il termine “valorizzazione” è utilizzato nella sua accezione più biecamente economica e corrisponde banalmente all’incremento di valore conseguente al riconoscimento di diritti edificatori ad aree pubbliche che, in quanto utilizzate come standard, ne erano prive.

L’”operazione” è,  per più di un motivo, censurabile. Come si è detto, priva zone densamente popolate degli indispensabili standard, ne incrementa il carico insediativo generando ulteriore fabbisogno e pone le premesse per la privatizzazione di aree pubbliche essenziali per ogni seria ipotesi di riqualificazione urbana.

La scelta di saturare fisicamente le zone più densamente costruite del centro cittadino trasforma la scienza urbanistica – nata per organizzare il territorio con criteri di tutela, qualità, efficienza e decoro – nel grottesco mezzo con cui, compromettendo la vivibilità e lo stesso futuro della città, reperire nuove risorse da dilapidare.

Infine, non vanno sottaciuti gli artifici (anche questi meramente contabili) volti a far quadrare il bilancio degli standard, attraverso il computo di aree del tutto virtuali o perché non esistenti – come nel caso dell’improbabile spiaggia antistante il Lungomare Trieste, qualificata alla stregua di verde pubblico per 49.223 metri quadrati – o perché indisponibili,  quale è la Caserma d’Avossa, che porta un “vantaggio” solo immaginario di ben 83.003 metri quadrati.
Al riguardo, sembra necessario ricordare all’Amministrazione Comunale che l’equilibrio – disposto per legge – tra gli insediamenti residenziali e gli spazi pubblici è finalizzato a garantire “effettive” condizioni di vivibilità delle zone urbane e non si consegue certamente attraverso le inattendibili e strumentali ipotesi contenute nella “Variante”.

c) la riconferma di scelte urbanistiche mai discusse

In questa variante, definita sempre “parziale”, sono state inserite varie scelte urbanistiche non presenti nel PUC del 2006: Parliamo di zone gialle “C” di espansione residenziale calate sulle colline intorno alla città (nel PUC del 2006 erano zone a verde), di collegamenti viari devastanti come quello chiamato “porta ovest” o la sagoma dell’ennesimo porto turistico nel litorale di Pastena o la situazione del porto turistico “Masuccio Salernitano”, centralissimo nella città ma che è stato per adesso accantonato nei grafici con una sigla (FP3) che, viste le anticipazioni, non fa presagire niente di buono se non un’altra colata cementizia a mare

Come premesso la variante proposta fa suo il collegamento viario di allacciamento del  nodo autostradale al porto commerciale. E’ un opera questa chiamata “porta ovest” di una grande complessità, da enormi costi e tempi lunghissimi. E’stato velocemente appaltato il primo lotto (indipendente dal resto) che comprende lavori intorno al vallone Cernicchiara ma la parte consistente e cioè lo sventramento in galleria della montagna che sovrasta tutto il porto commerciale è ancora da venire.

Si chiede quindi anche qui una pausa di riflessione sulla vera utilità di quest’immane opera che una volta completata non si discosterà più di tanto dalla situazione attuale (non è previsto nemmeno il collegamento ferroviario) con il rischio che dopo tanti anni, tanti investimenti di pubblico denaro, rischi di crolli, intralcio alla circolazione veicolare, le esigenze dell’attuale porto commerciale siano nel frattempo cambiate o che sia addirittura delocalizzato.

Nella variante , anche se non menzionato, è inserito nei grafici anche la sagoma del cosiddetto porto di Pastena o “polo nautico” che, a vedere il progetto, assomiglia più ad una lottizzazione a mare che ad un ennesimo porto turistico sulla nostra costa. Si diffida l’amministrazione comunale nel voler portare avanti quest’altro progetto di scempio ambientale perpetrato da privati con il consenso dell’ amministrazione comunale. Si fa presente che tutta la zona, dove dovrebbe sorgere questo nuovo porto, è soggetta a specifico vincolo ambientale D.M. 17/5/1957 (riportato anche nella carta dei vincoli allegato al PUC) il quale vieta espressamente qualunque costruzione o altro che possa ostacolare la visione dalla costa dell’intero golfo di Salerno.

d) Il dimensionamento

La relazione illustrativa della “Variante” glissa spudoratamente sul dato, oggettivo ed incontrovertibile, dell’andamento demografico della città.
Ed è comprensibile. Se, infatti, i redattori si fossero soffermati sul trend demografico degli ultimi cinque anni, non avrebbero potuto non trarne le debite conseguenze.
E’ noto, infatti, che il vigente Piano Urbanistico Comunale – redatto nel 2005 ed entrato in vigore nel 2007 – non fu dimensionato sul fabbisogno relativo all’effettiva dinamica demografica degli ultimi anni ma sulla considerazione che la politica di sviluppo, attuata dall’Amministrazione e tradotta nelle scelte di piano, avrebbe potuto invertire il trend negativo in essere.
La dimensione demografica della città, assunta quale obiettivo progettuale, era stata dunque fissata, come obiettivo da raggiungere, in 180.000 abitanti, soglia ritenuta necessaria per assicurare una “massa critica” idonea a collocare Salerno tra le città medio grandi dello scenario nazionale.

I primi cinque anni di applicazione del PUC (2007-2012) hanno però dimostrato che non solo l’obiettivo è stato clamorosamente mancato, ma che addirittura il trend di decremento è sensibilmente cresciuto.
La relazione del P.U.C. 2005 (cfr. pag. 26) stimava la popolazione anagraficamente residente a Salerno in  149.000 abitanti (dati del Comune) cui andavano aggiunti 7000 abitanti stimati, non registrati anagraficamente, per un totale di 156.000 abitanti.

Su questa stima – già di per sé “generosa” – il P.U.C. 2005 – ipotizzando un’ulteriore crescita demografica, prevedeva la costruzione di vani necessari per una popolazione residente di 180.000 abitanti.
Poi, impietosi, sono stati diffusi i dati ISTAT: a giugno 2009, gli abitanti di Salerno erano stimati in 139.585 unità, per scendere poi, a giugno 2012, a 133.204 residenti.

Quanto sopra dimostra inequivocabilmente che il P.U.C. di Salerno – prevedendo circa 50.000 nuovi residenti in assenza di ogni credibile valutazione – è macroscopicamente sovradimensionato.
Questo il vero quid novi che l’analisi delle criticità – effettuata dal comune a cinque anni dall’entrata in vigore del P.U.C. – avrebbe dovuto rilevare e far emergere. Questo il dato essenziale di cui tener conto per qualsivoglia variante urbanistica che, aliena da ogni volontà di gratuita cementificazione, volesse davvero adeguare le scelte di piano all’effettivo fabbisogno della città.

Per le motivazioni sopra illustrate,

ITALIA NOSTRA

opponendosi fermamente alla variante urbanistica in argomento, più che evidentemente rivolta a conseguire – con la svendita del territorio, del patrimonio pubblico e dello stesso futuro della città – le risorse economiche necessarie al riequilibrio di un bilancio sempre più a rischio, ne chiede l’integrale riforma.

A tal fine e nello spirito della più ampia collaborazione CHIEDE di essere invitata dal Comune di Salerno ad un conferenza di pianificazione per una ulteriore fase di confronto, ai sensi di quanto disposto dall’art. 7, comma 4 del Regolamento 4 agosto 2011, n. 5.

Sempre nella logica di fattiva partecipazione ed a mero titolo esemplificativo, si allegano due schede analitiche delle previsioni urbanistiche che – a parere di questa Associazione – presentano forti incongruenze e criticità.

IL PORTO TURISTICO DI PASTENA

Come già detto nella variante , anche se non menzionato, è inserito nei grafici anche la sagoma del cosiddetto porto turistico di Pastena o “polo nautico” che, a vedere il progetto, assomiglia più ad una lottizzazione a mare che ad un ennesimo porto turistico sulla nostra costa.

Si diffida l’amministrazione comunale nel voler portare avanti quest’altro progetto di scempio ambientale perpetrato da privati con il consenso, anzi, con la collaborazione dell’ amministrazione comunale perfino nella ricerca di finanziamenti europei!

Si fa presente che tutta la zona, dove dovrebbe sorgere questo nuovo porto, è soggetta a specifico vincolo ambientale D.M. 17/5/1957 (riportato anche nella carta dei vincoli allegato al PUC) il quale vieta espressamente qualunque costruzione o altro che possa ostacolare la visione dalla strada dell’intero golfo di Salerno.

E’ macroscopicamente pretestuoso assegnare ad una tale realizzazione la funzione di protezione dell’abitato e della strada dalle mareggiate.

Tra l’altro non si ha notizia di indagini meteo-marine né sedimentologiche, mentre, ancora una volta si omette qualunque procedura per la “Valutazione di impatto ambientale” per un’opera che di impatto ne genera e notevole: non è possibile, non è consentito legittimare tutto con la v.a.s.

Se il legislatore avesse inteso conferire a tale insignificante strumento la valenza che qui gli si attribuisce, non avrebbe introdotto – alla stregua, tra l’altro, della normativa europea in materia –  la procedura della V.I.A. di tutta evidenza pubblica.

Se l’assenza di benché minima sensibilità ambientale consentì negli anni sessanta del secolo scorso di accrescere con un fortunatamente esiguo numero di fabbricati, quello che era un piccolissimo nucleo di insediamento marinaro sulla costa orientale, se un’interpretazione assolutamente estensiva ed arbitraria della categoria “straordinaria manutenzione” ha consentito in epoca ben più recente altrettanto e ben più invasivo intervento con la costruzione del “polo nautico”, è di eccezionale gravità che oggi si preveda addirittura, come si è avuto occasione di rilevare quando il progetto è stato ufficialmente presentato, di edificare sullo sporgente di questo porto, eufemisticamente definito “porticciolo”.

Ma anche in questo caso non può omettersi la segnalazione della macroscopica contraddittorietà delle attività dell’Amministrazione:

è totalmente incoerente con la “vocazione turistica” che si vorrebbe esaltare la continua distruzione della risorsa “spiaggia”. Il “porticciolo” turistico di Pastena, è ulteriore sottrazione di circa 450 m di spiaggia alla fruizione di cittadini e di turisti, né la creazione di un insignificante numero di posti di lavoro, oltretutto di minima qualificazione,  come provato nelle simili strutture già realizzate, può essere addotta a motivazione economico-sociale;

è totalmente assente ogni riflesso, ogni eco della cultura che sempre più va diffondendosi della suscettività turistica delle città in cui per i cittadini si attuino le condizioni del “ben vivere”: i salernitani dovranno, in misura sempre più massiccia, emigrare anche soltanto per godere del mare che viene loro sottratto.

PORTA OVEST

Analisi dell’inquadramento dell’opera in area vasta

Verifica di coerenza con altri obiettivi specifici strettamente correlati

E’ di tutta evidenza l’incoerenza tra la programmata realizzazione della c.d. “Porta ovest” cui si assegna la preminente funzione di risolvere il problema del collegamento del porto con la viabilità autostradale e la realizzazione del porto commerciale dinanzi alla Piana del Sele, sul quale dovrebbero essere trasferiti tutti i traffici diversi da quelli crocieristico e diportistico.

Tanto, con la reciproca possibile elisione tra le due opere, renderebbe superflua ogni ulteriore verifica rispetto agli obiettivi di protezione ambientale di cui alla Matrice del Cap. 3, ma, proprio nell’ipotesi dell’auspicabile rinunzia almeno all’opera più ambiziosa di tutto il Ptcp, è obbligo assolutamente inderogabile procedere alle analoghe verifiche per l’altra – la c.d. “Porta ovest di Salerno” – che appresso si sviluppano.

Verifica di coerenza con gli obiettivi specifici

Razionalizzare, riorganizzare, adeguare le infrastrutture portuali

Promuovere la mobilità intermodale di persone e merci

(v. P.T.C.P. ,col. 2 della Matrice Cap. 3 della Relazione ambientale, pag.63)

Nella logica che è stata adottata anche per le osservazioni già in precedenza prodotte, è prioritaria tale verifica, dal momento che un esito negativo di essa evidentemente non può non essere esteso alla verifica successiva (propria della citata “Matrice Cap. 3) rispetto agli obiettivi di protezione ambientale.

Si può senz’altro affermare che il progetto “porta Ovest” non è rispondente ad alcuno dei due obiettivi( ) e di seguito si espone il perché.

1° – Fissando l’ “origine” (di seguito “O.”)  dell’opera alla base dell’esistente viadotto di collegamento del porto alla viabilità ordinaria e autostradale, la “destinazione” (di seguito “D.”), non può che essere il complesso svincolo di Fratte. Le condizioni della circolazione attraverso quell’autentico “imbuto” notissimo e deprecato in tutto il mondo dell’autotrasporto e degli automobilisti per il bassissimo livello di funzionalità che lo caratterizza, soprattutto in relazione alla connessione con il collegamento Sa-Av che ne espande l’ “impervietà” per almeno ulteriori 12 chilometri circa, (ed anche in termini di sicurezza), sconsigliano assolutamente di anticipare la soluzione del collegamento del porto che, così com’è, se non altro “distilla” i volumi di traffico verso quello svincolo.

Le pur gravissime turbative che il traffico da e per il porto sull’attuale collegamento induce nella circolazione urbana, possono essere rimosse con intervento molto meno invasivo, ma certamente efficace anche – e soprattutto – proprio rispetto agli obiettivi di protezione ambientale ( )

2° – Ma non è solo la “D.” ad inficiare la validità del progetto!

L’opzione per l’adozione di un nuovo collegamento a doppia carreggiata – di per se nettamente esuberante rispetto ai volumi di traffico da smaltire, ma che sarà sembrata necessaria ai progettisti, considerata la promiscuità del traffico stesso – è clamorosamente contraddetta dall’ineliminabile tronco di lunghezza ~ m. 300, tra Villa Poseidon e Piazzale S.Leo, in cui la carreggiata è unica!

Sembra non essere stata sufficiente una presenza accademica nel team degli attuali progettisti, per sconsigliare una tale soluzione che, vanificando totalmente l’efficienza dell’opera, ne rende impossibile qualunque verifica di coerenza con la protezione ambientale (oltre che con “la promozione della mobilità intermodale di persone e merci”).

3° – Ma dove si entra nel regno dell’assurdo è proprio…nella prima galleria  ovest-est, che presentando uno sviluppo in lunghezza minore di oltre m. 150 (per quanto possibile misurare sui documenti finora illustrativi dell’opera) è caratterizzata da una pendenza in salita addirittura superiore a quella che caratterizza il tronco da sostituire, compreso tra la stessa “O.” e la rotatoria “Poseidon”.

Ricorre qui la verifica di quanto prima affermato circa la destituzione del progetto da ogni fondamento scientifico specialistico dal momento che è contrario ad ogni norma costruttiva delle gallerie stradali – ma anche della strade a doppia carreggiata, assimilabili ad autostrade – una pendenza che ecceda il 5%( )

Si ripristinerebbero, pertanto ed aggravate, le caratteristiche di percorribilità dell’attuale collegamento, senza minimamente ridurre la pericolosità della discesa la cui pendenza è stata certamente tra le cause dei numerosi incidenti che si sono verificati sul viadotto.( )

4° – Ulteriore conferma dell’incredibile erroneità della scelta è costituita dalla difficoltà esecutiva, richiedendosi un incremento di potenza, con percentuali a due cifre, a tutta la gigantesca e complessa attrezzatura semovente normalmente impiegata nello scavo di gallerie in roccia, anche per incrementi di pendenza inferiori all’ 1%.

5° – Ad inficiare ulteriormente (ove ve ne fosse stato bisogno!) la validità del progetto concorrono gli irrisolti problemi di interferenza con il traffico “altro” (v. all’uscita della seconda galleria) ed il ridottissimo raggio delle “rotatorie” – ma non potrebbe essere altrimenti, stante l’orografia della zona –  la (forse solo non disegnata) sistemazione dell’accesso al piazzale Cernicchiara che sembra irraggiungibile senza spericolate manovre, l’ulteriore difficoltà di realizzazione che presenterebbe la prima galleria nella direzione est-ovest, diramantesi dalla esistente galleria “Seminario”.

E’ possibile dare un giudizio di coerenza con gli obiettivi di protezione ambientale esposti nella Matrice Cap. 3?

La risposta non può essere che un NO senza appello!

In logica conseguenza di quanto sopra, Italia nostra diffida l’Amministrazione provinciale a revocare qualunque provvedimento approvativo già intervenuto per l’opera “Porta ovest di Salerno” per la quale:
– non è stata sviluppata alcuna procedura di Valutazione di Impatto ambientale( );
– non è assumibile come sostitutiva la Relazione di Valutazione Ambientale Strategica allegata al Ptcp;
– l’avviata procedura di appalto di un lotto del 1° stralcio – oltre che essere viziata di illegittimità per l’incompetenza dell’istituzione appaltante – potrebbe essere in seguito foriera di prevedibilissime “varianti” in corso d’opera men che meno assistite dalle procedure di V.I.A. imposte dalle leggi nazionali e comunitarie.

In merito a tale ultimo aspetto è legittimo il sospetto che un tale anomalo procedimento sia stato posto in essere proprio per eludere l’obbligo dei procedimenti secondo le norme comunitarie.

 

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Dal NODO LIGEA  al NODO POSEIDON

Al tronco iniziale di lunghezza ~ m. 250 che rimane invariato, succede un tronco a doppia carreggiata, ciascuna in galleria monodirezionale.La carreggiata in ascesa, avente sviluppo praticamente uguale all’esistente, presenterà necessariamente pendenza pressoché identica.
Non potendosi escludere la corrente di traffico in discesa dalla Strada statale n. 18 – nonostante l’eventuale ripristino del doppio senso di circolazione su via B.Croce – lo scambio tra le due strade dovrà essere provvisto di regolamentazione segnaletica (“STOP” a una o più correnti di traffico) o semaforica.

Dal NODO POSEIDON al NODO SAN LEO

All’uscita dalla galleria, dopo la rotatoria – ove confluiscono correnti di traffico urbano – l’arteria prosegue con un tronco a semplice carreggiata, coincidente con l’esistente e lungo il quale esistono immissioni.
Le rotatorie inserite nei “nodi” Poseidon e San Leo (fig. 2), ancorché, a giudicare dalle immagini disponibili, siano caratterizzate da un diametro decisamente insufficiente (max m. 15) tenuto conto della composizione del traffico che le interesserà, sono, comunque, di ardua e costosissima realizzazione.
Non tutte le intersezioni con strade urbane potranno essere risolte con la rotatoria del nodo S.Leo dovendosi, quindi, prevedere il mantenimento degli impianti semaforici esistenti.
La rotatoria S.Leo risulta gravemente turbative del contesto urbano, vi risulterà pressoché impossibile la compatibilizzazione con il transito dei pedoni (unico accesso al quartiere Canalone, accesso preferenziale per il Conservatorio di musica) e comporta non poche demolizioni  (tra l’altro un edificio scolastico ed il campetto per il gioco del calcio

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SVILUPPO DELLA STRADA

Pendenze – sezioni stradali – intersezioni –

NODO  SAN LEO

Costituisce forse il punto più critico dell’opera: vi si rilevano:
• cospicuo sbancamento di terreno e roccia il cui fronte libero – che farà da sfondo alla rotatoria ivi prevista – avrà altezza non inferiore a m. 30, giungendo pressoché a margine della sede autostradale Na-Sa;
• lo sbancamento comporta la demolizione  della adiacente scuola materna (oltre che l’annientamento dell’esistente campetto di calcio)
• anche in questo nodo la rotatoria presenta raggio ridottissimo (~ m.10);
• sul nodo convergono, oltre le due nuove da gallerie da est, quella preesistente, la via De Renzi e la via Canalone colleganti quartieri ed insediamenti di intensa frequentazione (Conservatorio di musica, Archivio storico e Biblioteca comunale, Giardino della Minerva, Fondazione Schola medica salernitana);
• su tale rete stradale circolano anche i mezzi del T.P. delle linee 1 e 26;
• il tronco stradale diramantesi dal rione Olivieri e comprendente il viadotto “Gatto”, tratto est, è utilizzato per il collegamento dei quartieri alti della città alla strada statale 18, provenienza nord ed ovest (Cava dei T., costiera amalfitana) e risulta unica alternativa in occasione di non infrequenti chiusure al traffico del viadotto, tratto ovest, ovvero della viabilità urbana a partire da via Ligea.

NODO  FRA’ GENEROSO

Nel nodo “fra’ Generoso” le traiettorie a maggiori volumi di traffico – ad es. quelle in entrata ed in uscita dall’Autostrada Sa-Na –interferiscono con le correnti di traffico transitanti sul collegamento da e per il porto
Per il nodo più nevralgico dell’attuale svincolo non è risolta la criticità costituita dalle caratteristiche geometriche – pendenza e raggio di curvatura, immissione con scarsa visibilità e ridotta corsia di accelerazione – della rampa, certamente la più trafficata, per l’immissione del flusso di traffico proveniente dal porto e diretta ad est (autostrade Sa-RC, Sa-Ce(Roma) e Sa-Av.

Inoltre solo in parte viene risolta la criticità relativa alla uscita del flusso di traffico proveniente da est e diretto al porto, dal momento che dopo la galleria unidirezionale, il percorso comprende una rotatoria (necessaria all’istradamento del flusso diretto al parcheggio “Cernicchiara”) e, successivamente un tronco bidirezionale con traffico promiscuo.

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Nello svincolo non possono essere eliminati gli stop per le varie correnti di traffico urbano che vi pervengono:
dal Castello verso il centro urbano, dall’autostrada Na-Sa verso il centro urbano e/o verso il parcheggio “Cernicchiara”.
Peraltro desta serie perplessità la modesta copertura che presenta la galleria (prima da est, ultima da ovest) unidirezionale, dovuta alla presenza delle fondazioni del quartiere sovrastante.